Nella giornata di ieri Firenze ha celebrato i cento anni dalla nascita di Artemio Franchi, storico dirigente del calcio mondiale. Tra i presenti anche il numero uno di FIFA, Gianni Infantino: ospite in città della Lega Pro in occasione dell’evento organizzato a Palazzo Vecchio, ha rilasciato lunghe dichiarazioni con la stampa presente: “Dobbiamo sempre ricordarci, noi dirigenti, che il nostro ruolo non è essere protagonisti, ma preparare la scena per gli attori principali, che riescono a toccare il cuore di ragazzi e ragazze. È un onore essere qui con voi, un piacere doveroso celebrare il più grande dirigente del calcio italiano a cento anni dalla sua nascita. Permettetemi di mandare un grande abbraccio a Sinisa Mihajlovic: non c’entra niente, ma c’entra perché ci sono cose più importanti del calcio. Siamo tutti con te, Sinisa”.

Il ricordo di Artemio Franchi: “Non lo sapevo, ma leggendo nel volo da Doha ho scoperto che è diventato presidente della FIGC dopo le dimissioni del suo predecessore a seguito della sconfitta contro la Corea del Nord. Due anni dopo, l’Italia ha vinto gli Europei e nel 1970 ha disputato la finale dei Mondiali. La mia carriera è iniziata in quegli anni: non ho mai avuto il piacere di conoscerlo, ma spero che le mie figlie parleranno di me come i suoi figli parlano di lui. Franchi era protagonista negli uffici dell’UEFA, io ho iniziato dal livello più basso e lui è sempre stato un esempio di dirigente capace e disciplinato, quasi svizzero per alcune sue particolarità ma anche molto italiano nella sua diplomazia”.

Intitolare l’Olimpico a Paolo Rossi. Infantino ha proseguito parlando del compianto Pablito: “Ricordo un piccolo episodio che mi è stato raccontato: l’8 dicembre abbiamo voluto dare un tributo alla FIFA a un grande calciatore italiano, Paolo Rossi. Sono venuti molti campioni del mondo dell’82 e anche avversari. A proposito, cosa aspettiamo a intitolare l’Olimpico a Paolo Rossi? Non c’è italiano che abbia dato di più a questo sport, per favore. Lo dico a tutti i dirigenti presenti: dateci una mano, credo lo meriti. Tornando a noi, in quell’evento ho conosciuto Abraham Klein, l’arbitro di Italia-Brasile del 1982: mi ha regalato un libro che ha scritto anni fa, aprendolo ho visto che la prefazione era in onore di Artemio Franchi. Gli ho chiesto come mai e mi ha raccontato che, prima dei Mondiali, lui aveva capito che non ce l’avrebbe fatta a essere nominato nel gruppo degli arbitri: Franchi gli disse di stare tranquillo e lo convinse a non ritirarsi. Il giorno delle nomine, Klein aspettò la famiosa telefonata che effettivamente arrivò: fu nominato con un voto a favore e Franchi era presidente della commissione arbitri FIFA, probabilmente il suo voto fu decisivo”.

VAR a distanza di anni? Infantino ha proseguito il ricordo dell’incontro con Klein: “Tra l’altro ha ammesso che il gol di Antognoni era valido, quindi rettifichiamo il risultato, finì 4-2. Queste sono emozioni che il nostro sport dà ai ragazzi e ai giovani: è importantissimo inoltre il ruolo delle donne, io sono presidente della FIFA che per la prima volta nella sua storia ha nominato una donna segretario generale. Questi sono i valori che il calcio dà e che noi dirigenti dobbiamo proteggere, come faceva Artemio Franchi. Essere leader significa ascoltare, ma anche prendere delle decisioni e agire: senza questo, probabilmente l’Italia non avrebbe vinto gli Europi e non si sarebbe qualificata ai Mondiali, la UEFA non avrebbe fatto quei passi che ha fatto in un momento in cui l’Europa era divisa. Come dirigenti, dobbiamo sempre cercare, con diplomazia, con emozione, di riportare lo sport a svolgere questo ruolo importantissimo di regalare emozioni alle persone e non rimanere attaccati alle poltrone giusto per rimanere dirigenti”.

Cosa si augura a livello di ripartenza per il calcio?
“Effettivamente, negli ultimi anni la pandemia ci ha insegnato che la salute è il valore più importante che abbiamo. Noi del calcio pensiamo che sia la cosa più importante: è importante, perché dà emozioni, ma ci sono cose più importanti. Per questo mando un abbraccio a Mihajlovic, ma anche a Van Gaal”.

Franchi era un dirigente già proiettato verso il futuro?
“Assolutamente, per questo ne parliamo bene a cent’anni dalla sua nascita. Ha fatto cose importantissime per il calcio italiano e mondiale: aveva le sue idee ed è riuscito a convincere tutti a seguirlo. Con lui l’Italia è tornata a vincere e in tutti i successi c’era Artemio Franchi. Ha presieduto per anni la UEFA, che è cresciuta in modo incredibile grazie a lui, diventando moderna e professionale”.

L’Italia non si è qualificata per i Mondiali. Qual è secondo lei il problema? Il mondiale ogni due anni aiuterebbe?
“Che se ne discuta è già una bella cosa. Da italiano, per me è una tristezza incredibile, mi viene da piangere. Ma non solo a me, a tutti i tifosi italiani. Quando si parla del discorso dei Mondiali ogni due anni, o di altre competizioni, lo si fa perché effettivamente l’emozione che può dare la partecipazione a un Mondiale è incredibile. L’Italia lo ha quasi sempre giocato, altri Paesi vorrebbero farlo: dare più speranza a più Paesi nel mondo di poter partecipare penso che sia fondamentale. Io penso a quello che ho vissuto io da bambino: ora i bambini italiani, ma anche di altri Paesi, non possono viverlo ed è un peccato. In questo mondo sempre più diviso penso sia importante avere più occasioni di unioni, per giocare in un modo pacifico, fare sport insieme. Oggi i migliori calciatori giocano nelle migliori squadre delle migliori leghe: tutti gli altri sono esclusi”.

Quanto è importante un progetto come il nuovo stadio di Firenze?
“È indispensabile. È indispensabile modernizzarsi, offrire ai giovani qualcosa. Dobbiamo offrire loro infrastrutture degne di questo nome. Lo stadio di Firenze ha fatto la sua storia, è storico e bellissimo per chi ama il calcio. Però guardiamo il futuro: avere uno stadio bello, dove si può andare con la famiglia, senza rischiare, penso sia dovuto per una città come Firenze”.

È possibile un ripescaggio per l’Italia?
“Siamo seri, per favore”.

Sta seguendo il campionato italiano? Cosa si deve fare per tornare competitivi?
“Prima di tutto, siamo a Firenze e volevo dirlo prima: ha vinto la Fiorentina, ha perso la Juve quindi va tutto bene. Poi sono contento perché ha vinto l’Inter. Il campionato è molto avvincente, poi la non qualificazione dimostra che qualcosa non va. Bisogna lavorare per il futuro. Penso che si debba avviare una riflessione sui vivai, sui giovani che devono integrare le squadre. Ma non vale solo per l’Italia, bensì per tutto il mondo: se pensiamo che la formazione debba farla sempre qualcun altro e poi li prendiamo perché abbiamo i soldi non si va lontano. E quindi penso che una riflessione in questo senso vada fatta”.

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