Siamo in guerra. La guerra è quella cosa che costringe Miranchuk, giocatore dell’Atalanta, a vergognarsi per aver fatto un gol. Segna in Atalanta-Samp, abbassa lo sguardo, viene abbracciato dai suoi compagni. Lui non c’entra nulla, paga solo per essere nato nella terra controllata da un folle sconsiderato.
Lo sport mondiale sta isolando la Russia e, va detto, fa bene. Gli atleti russi (e pure quelli bielorussi) pagano per colpe non loro, ma le scelte dell’Uefa, della Fifa, dell’Eurolega e soprattutto del Cio (tra le altre) non solo sono necessarie, sono anche le uniche che hanno un senso: bisogna colpire il folle sconsiderato in tutti i modi possibili, lo sport utilizza i suoi. E gli atleti, incolpevoli, hanno un solo soggetto con cui prendersela. Esatto, il solito folle sconsiderato.
E, quindi, per una volta diciamo “bravi” ai capi dello sport, ci hanno messo un po’ prima di prendere decisioni coraggiose ma, infine, ci sono arrivati. E hanno scelto di tagliare i ponti anche con Gazprom e i suoi milioni, decisione per nulla scontata e, allo stesso tempo, doverosa.

Siamo in guerra, dicevamo, e la guerra imbastardisce ogni articolo, post, opinione che non abbia la sensibilità di capire che no, parlare di banalissimo calcio al momento è impossibile, ma se poi provi a dire la tua misera opinione su quel che accade in Ucraina “beh, no, taci, limitati al calcio”. E allora ok, parliamo di pallone.

Questa sera si gioca il derby. C’è chi dice “che scocciatura”, meglio pensare al campionato. Balle. La partita di questa sera è importantissima per il Milan ed è importantissima per l’Inter. E il motivo è semplice: vale mezza finale, quella cosa che rischia di farti aprire la bacheca; vale tanto ottimismo in più, quel genere di adrenalina indispensabile se arrivi da un mese di risultati poco soddisfacenti; vale la gloria di una vittoria nel derby, che è sempre tutto tranne che un match qualunque. Stop.

Ah, ecco, la Coppa Italia. Questa sera e domani sera i gol in trasferta torneranno a valere doppio. La Coppa Italia si adeguerà al regolamento internazionale a partire dalla prossima stagione. E questo per una questione di grande coerenza: la Coppa Italia e chi la gestisce vogliono continuare fino alla fine ad essere i rappresentanti della competizione meno al passo con i tempi dell’intero continente. Bravi.

Cinque cose al volo e ciao-ciao.

1. Maldini ha ragione ad incazzarsi, perché è sbagliato prendersela “ad minchiam” con gli arbitri, ma solo se non si va oltre la logica. L’altro giorno il Milan ha giocato una partita bruttina, ma se gli arbitri e soprattutto i varisti avessero fatto il loro lavoro, oggi avrebbe due punti in più. I campionati si vincono anche portando a casa 1-0 “sporchissimi”. E quindi sì, Maldini ha fatto bene a mettere i puntini sulle “i”.
2. Perché i varisti non “vareggiano”? Semplice, perché ancora oggi si è scelto di lasciare ai fischietti di campo la totale autonomia e guai a metterli in discussione. Fino a quando non si deciderà che chi sta davanti ai monitor deve avere maggiori diritti di chi suda su terreno di gioco, vivremo sempre situazioni grottesche.
3. Thiago Motta ha sbagliato e ben lo sa. L’incazzatura di campo per la resistenza dello Spezia – ben eseguita e abbattuta a un secondo dalla fine – non deve lasciar spazio a dichiarazioni illogiche: quello su Zaniolo è fallo in questo e quel mondo. Al limite dovremmo discutere dell’espulsione di Amian, quella sì ci lascia diversi dubbi.
4. Il Napoli ha fatto un partitone, quelli che portano punti e ti esaltano nel senso migliore del termine. E, quindi, sì, Spalletti e i suoi sono serissimi candidati alla vittoria dello scudetto. Ma lo sono anche Milan e Inter. E invece ci ritroviamo ogni settimana a raccontare storie diverse, a dire che “quella vincerà e quell’altra non ce la fa più”, salvo poi cambiare idea la settimana successiva. La verità è che nella nostra Serie A non ci sono squadre perfette ed è per questo che, al momento, è impossibile dire chi vincerà il tricolor. Anzi, facciamo che nel club delle pretendenti ci mettiamo pure Juve e Atalanta: hanno pochissime speranze, ma decisamente non “zero speranze”.
5. Ecco, la Juve. Domani va a Firenze. E ci va con la sua stella luminosissima, Vlahovic. E Vlahovic torna là dove è diventato grande. E ben sappiamo cosa lo attende, non certo un clima in stile Carnevale di Rio. E ci auguriamo che tutto si limiti a qualche sonora pernacchia, perché il dato di fatto è uno: Vlahovic è un giocatore della Juve perché ha scelto il bianconero, ma anche e soprattutto perché la proprietà viola ha scelto legittimamente di incassare un gran bel malloppo. E ha fatto bene. Al limite, semmai, doveva risparmiarsi la dialettica precedente, quella del club che mai si sarebbe inchinato allo strapotere bianconero. Ecco, quella cosa lì non era davvero necessaria.

Buonanotte ai suonatori.

Ps. Koopmeiners è forte come una iena. E non lo diciamo perché ci ha salvato le chiappe in ben tre Fantacalcio su tre, proprio no. Gigante Teun.

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