L’inchiesta della Procura di Torino rilancia le accuse di falso in bilancio nei confronti della Juve e dei suoi vertici (indagati oltre al club anche Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Stefano Cerrato, Cesare Gabasio e gli ex dirigenti Fabio Paratici, Marco Re, Stefano Bertola). È andato in scena mercoledì mattina un nuovo giro di perquisizioni da parte della Guardia di Finanza, l’operazione ha interessato diversi rinomati studi legati di Torino, Milano e Roma (tra cui la World Soccer Agency di Alessandro Lucci e Alessandro Lelli), che sarebbero stati coinvolti nella stipulazioni di diversi accordi privati tra i calciatori tesserati e la Juventus. Nel mirino dei pm Marco Gianoglio, Ciro Santoriello e Mario Bendoni ora c’è il famoso accordo di marzo 2020, quando la Juve annunciò l’intesa trovata con i giocatori e lo staff tecnico della prima squadra relativo alla rinuncia delle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno in piena prima ondata della pandemia Covid, specificando che qualora le competizioni sportive della stagione in corso fossero poi riprese allora sarebbero stati rinegoziati in buona fede eventuali integrazioni dei compensi.

LE DUE MANOVRE – Integrazioni che secondo i pm non sarebbero state depositate presso gli organi competenti. In particolare l’inchiesta parla di “due manovre” di stipendi. La prima riguarda il bilancio 2019/2020, secondo i pm, non si sarebbe trattato di una vera e propria “rinuncia” (con effetto positivo di circa 90 milioni) ma solo del “differimento di 3 delle 4 mensilità in questione indipendentemente dalla ripresa dell’attività”, con contestuale insorgenza di un debito incondizionato, consentendo alla Juventus di registrare la riduzione dei costi nei bilanci omettendo però la contestuale posizione debitoria. In riferimento all’esercizio 2020/2021 “sarebbero stati conclusi tra la società e i calciatori accordi privati, non oggetto di riferimenti nella relazione annuale, di tre tipi: 1- accordi di riduzione stipendi regolarmente depositati in Lega; 2- accordi di integrazione subordinati alla permanenza nel club solo in parte depositati in Lega; 3- separate scritture integrative a garanzia del pagamento incondizionato delle integrazioni stipendiali (anche in caso di cessione del giocatore a società terza) con il coinvolgimento di agenti-procuratori e consulenti legali, mai depositati in Lega”..

DOCUMENTI DISTRUTTI –  Il blitz effettuato nella mattinata di mercoledì dalla Guardia di Finanza è quindi volto a individuare presso i professionisti a cui si sarebbero affidati tutti i calciatori per la stipulazione delle scritture private proprio i documenti in questione mai rinvenuti invece presso gli uffici della Juventus: a tale proposito, secondo i pm, ci sarebbe “la prassi da parte del club di custodire alcuni documenti riservati all’esterno della sede per poi destinarli alla distruzione una volta esaurita la funzione di garanzia”. 

QUEL COMUNICATO – Ecco invece il testo del comunicato ufficiale diramato dalla Juventus il 28 marzo 2020: “Juventus Football Club S.p.A. comunica, in ragione dell’emergenza sanitaria globale attualmente in corso che sta impedendo lo svolgimento dell’attività  sportiva, di aver raggiunto un’intesa con i calciatori e l’allenatore della Prima Squadra in merito ai loro compensi per la restante parte della corrente stagione sportiva. L’intesa prevede la riduzione dei compensi per un importo pari alle mensilità di marzo, aprile, maggio e giugno 2020. Nelle prossime settimane saranno perfezionati gli accordi individuali con i tesserati, come richiesto dalle normative vigenti. Gli effetti economici e finanziari derivanti dall’intesa raggiunta sono positivi per circa euro 90 milioni sull’esercizio 2019/2020. Qualora le competizioni sportive della stagione in corso riprendessero, la Società e i tesserati negozieranno in buona fede eventuali integrazioni dei compensi sulla base della ripresa e dell’effettiva conclusione delle stesse“. Un’iniziativa che aveva segnato un momento a suo modo storico per il calcio e non solo, ma che ora riporta la Juve sempre più sotto la lente di ingrandimento della Procura di Torino.



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