Era un gigante buono, Paolo Sala, una delle persone più buone che ho conosciuto. Ho lavorato con lui per più di vent’anni, alla Sesia, l’ho rivisto solo due giorni fa alla Pro Vercelli. Stava bene, era in forma. Lui, solitamente silenzioso, venerdì invece ha parlato (con competenza) di play off e di Pro. 

Lo conobbi alla Pro Vercelli di Celoria, una vita fa. Anni Novanta. Gli proposi di collaborare con La Sesia, lo presentai al direttore Francesco Brizzolara, che lo assunse.

Paolo viveva per il calcio, si sa. Prima di tutto c’era il calcio giovanile del Canadà, poi la Pro Vercelli, il Toro.

Ma conosceva tutti gli sport e, soprattutto, aveva un gran bel modo di fare, come giornalista. Umile, gentile, buono.

Se n’è andato a soli 52 anni. Un malore improvviso lo ha colto nel cortile della sua casa, al rione Canadà, dove aveva appena parcheggiato dopo essere stato in redazione, alla Sesia, per impostare il lavoro dei prossimi giorni. Purtroppo inutili i soccorsi, portati subito dai familiari e dal 118.

Lascia la mamma, il fratello e lascia un gran vuoto in tutti i colleghi e tutti gli sportivi che lo hanno conosciuto. Lunedì, nella parrocchia del Sacro Cuore, sarà recitato il rosario, alle 17,30. Martedì, dalle 9,30 verrà allestita la camera ardente nel campo del Gs Canadà, società dalla quale era presidente e instancabile animatore, poi, alle 11,30, il funerale nella chiesa del Sacro Cuore.

Dobbiamo abituarci al pensiero: non lo vedremo più allo stadio, non occuperà più la sedia di redattore sportivo al giornale La Sesia, non passerà più ore e ore al Canadà.

Oggi è un giorno tristissimo.



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