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Il direttore sportivo Malù Mpasinkatu ha voluto replicare all’editoriale di ieri di TMW relativo al tema dello ius soli, al gap che regole penalizzanti nei confronti di tanti ragazzi nati in Italia da genitori stranieri o arrivati in Italia in età giovanissima hanno creato rispetto ad altri paesi europei. Nell’editoriale, viene citato una intervista che lo stesso Mpasinkatu rilasciò quasi 9 anni fa e da allora nulla è cambiato, anzi… “Quando dicevo che questi ragazzi si sentivano ragazzi di Serie B era molto legato anche al lato sportivo, al lato calcistico. Va benissimo dire ‘spazio agli italiani’ ma questi ragazzi sono italiani, quindi se si riesce ad attingere da quella multietnicità che già esiste nella nostra società, ma viene penalizzata dalla politica, si possono costruire nazionali più forti e con più talento. Tutte le altre squadre – Francia, Belgio, Germania ma anche Inghilterra, Spagna, Portogallo e Olanda – convocano giocatori che sono figli di genitori stranieri o sono arrivati in quel paese in tenera età in tempi molto più rapidi perché molto più rapidi per loro sono i tempi di ottenimento della cittadinanza. L’Italia da questo punto di vista ha un ritardo notevole e speriamo che questa nuova disfatta possa portare la Federazione e gli organi competenti a trovare degli accordi per il discorso sportivo che per questi ragazzi diventa anche un discorso di vita: sono italiani, ma devono guardare alla maglia azzurra da lontano”.

Il messaggio che va per la maggiore è: ‘Spazio ai giovani italiani’. Più che condivisibile, però il rischio è che – come accade in Serie C – il discorso economico delle valorizzazioni prenda il sopravvento su quello tecnico
“E’ vero che la squadra, nell’anno in cui utilizza gli Under, ha dei vantaggi economici. Ma poi questi giocatori che vantaggi hanno? Quando sono ‘coperti’ dalla regola degli Under giocano, vengono cercati tantissimo, ma appena escono da questa copertura legata all’età si trovano a 24-25 anni senza squadra… Io non so se è un bene, secondo me no: deve sempre esserci la meritocrazia sul campo, è l’unico giudice supremo. Io sarei per un tot di italiani, ma il resto libero e con la possibilità anche in Serie C di poter inserire almeno due extracomuntari. Non è giusto che una squadra di Serie C, che può attingere da giocatori che possono essere future plusvalenze, non possa farlo. E non penso che un numero così esiguo di extracomunitari possa impedire la crescita dei calciatori italiani: il calcio è fatto anche di generazioni, purtroppo in questo momento la generazione che gioca a calcio non è forte come quella degli anni passati, speriamo che torni ed è normale che servirà un intervento della Federazione, ma serve una vera volontà di cambiamento. Altrimenti restano solo parole”.

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