“Wilson, quel capitano che non dormiva mai”, titola il Corriere dello Sport nel ricordo di Pino Wilson. “Quando nel 1969 giunse alla Lazio assieme a Giorgio Chinaglia, i tifosi conobbero quel nome straniero per la prima volta. Sconosciuto difensore dell’Internapoli, serie C, chissà perché acquistato nella scia del bomber. (…) Quel giovanotto dinoccolato e un po’ fighetto, che vestiva come i Beatles e parlava forbito, in campo si rivelava un baluardo difficilmente superabile: veloce, ringhioso. La partenza di Marchesi gli assegnò il ruolo di libero che non avrebbe più abbandonato. Capitano di lungo corso.(…) Wilson era un tassello anomalo di quel folle mosaico. Non sparava, non fuggiva dai ritiri, non giocava a carte. Leggeva Shakespeare. Meditava”, scrive Franco Recanatesi.

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