Chi lo tocca, muore. Inavvicinabile. Praticamente un paria. Così è stato ridotto Andrea Agnelli dalla UEFA dopo aver provato a scalzarla, seppur con un golpe notturno male organizzato e di conseguenza fallito. Lo ha dichiarato lo stesso Andrea in una lunga intervista all’olandese De Telegraaf (sfogatoio preferito, non a caso, a tante testate italiane) da dove non ha risparmiato pesanti bordate contro i burocrati di Nyon e quelli della nostra Federazione, alleati nella battaglia comune all’eretica SuperLega, che ha avuto e continua ad avere proprio in Agnelli uno dei principali sostenitori e sulla quale è atteso a breve il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea.
Impossibile sapere come finirà, ma l’aria che tira attorno alla SuperLega – al di là dell’unico pronunciamento ottenuto a favore dal Tribunale commerciale di Madrid – è pessima, tanto quanto quella altrettanto malsana che si respira da mesi in Italia sulla Juventus a causa dell’inchiesta Prisma. Due vicende che viaggiano parallele (come Ceferin e Gravina mercoledì scorso a San Siro) perché accomunate dal medesimo denominatore: Agnelli.